Candelaro, sfida in oratorio: il calcio contro la mafia. Anche a tinte rosa

 

di Paola D’Amico

Nel quartiere periferico di Foggia, l’oratorio dei Salesiani è il solo centro di aggregazione. E ha una scuola al femminile. È frequentato da 400 tra ragazze e ragazzi coinvolti in laboratori e attività sportive

 

Sono ripartiti dal calcio all’oratorio del quartiere Candelaro di Foggia. E in campo, qui per la prima volta, sono scese bambine e ragazze. Una squadra rosa. «Don Bosco diceva di partire da quello che piace ai ragazzi per dare poi una valenza educativa», spiega Massimo Marino, 47 anni, presidente dell’associazione sportiva Sacro Cuore. «E le ragazze quello ci chiedevano, di giocare a calcio». Lo spazio non manca certo all’oratorio della comunità salesiana, frequentato da 400 minorenni. Da 50 anni è il cuore del quartiere dormitorio sorto negli anni Sessanta per dare una risposta alla emergenza abitativa. Il più popoloso ma privo di servizi.

Un quartiere complicato nella città della quarta mafia (il Comune è commissariato da un anno). L’11 luglio, a due passi dall’oratorio e in pieno giorno – in molti stavano entrando in chiesa per un funerale e il campo sportivo era affollato per le iniziative di «Estate ragazzi» – è stato ucciso un pregiudicato. Il giorno dopo, davanti alla parrocchia, i sacerdoti salesiani del Sacro Cuore con il Presidio di Libera Foggia hanno organizzato un sit-in. «La mafia uccide, il silenzio pure» recitavano i cartelli. Perché la risposta contro il pericolo della rassegnazione, chiariscono, deve essere immediata.

L’accordo con l’ateneo

L’oratorio al Candelaro è una piccola scuola di vita, dove le regole sono uguali per tutti, per il figlio del boss e per quello del piccolo imprenditore. Perché qui arrivano tutti. «Stiamo lavorando per generare servizi sistematici per i ragazzi. Non basta immaginare – continua Marino – un progetto di doposcuola di due anni, qui il doposcuola dovrà esserci sempre». Per questo sta prendendo corpo una convenzione con l’Università di Foggia. «Studenti e studentesse dei diversi dipartimenti, come Scienze motorie e della formazione, faranno il loro tirocinio all’oratorio e daranno un contributo alle attività educative e a quelle sportive».

Il parroco don Antonio Carbone è ancora più esplicito: «In questi quartieri oltre a un esercito di militari c’è bisogno di un esercito di educatori. Bisogna dare speranza e costruire speranza e quello che cerchiamo di fare è attività educativa. Diamo sostegno scolastico, perché senza un minimo di cultura non si può uscire dalla subcultura della illegalità, della ignoranza e della criminalità». Don Antonio è arrivato al Candelaro da Torre Annunziata un anno fa. «Provengo da una realtà molto simile. Sappiamo che Foggia – dice – è tra le ultime città come qualità della vita. E il Candelaro è una zona a forte presenza criminale. Quello di luglio è stato solo l’ultimo di quattro omicidi nella zona da inizio anno. Occorre un forte impegno, tutti i pomeriggi si fanno laboratori per valorizzare l’espressività e attività sportive. Niente come lo sport educa al senso delle regole, del rispetto per gli altri». Nell’oratorio è nato un laboratorio di pensiero che aggrega scuola, università, genitori. «Otto adolescenti su dieci mi dicono che se ne vogliono andare da Foggia. Vogliono crearsi un futuro altrove. Ma non possiamo permettere di privare delle energie migliori questo territorio e lasciarlo in mano alla criminalità».

L’alleanza

In pochi mesi sono state messe le basi di una «Comunità educante». Spiega ancora Marino: «Crediamo che siano necessarie alleanze educative per essere più vicini ai giovani del quartiere e abbiamo fatto passi concreti per formalizzare un patto educativo che tiene insieme le famiglie, consolida il rapporto con le scuole che sono un presidio di legalità oltre che educativo nel quartiere, e poi abbiamo allargato la rete ad altre associazioni, alla parrocchia e all’università». Il Csv Foggia ha sostenuto il progetto «un calcio alla pandemia». «L’Aps Sacro Cuore sta operando con grande generosità – conclude il presidente Pasquale Marchese – e senso di comunità in un quartiere complicato come Candelaro. Il progetto, così come le altre attività che i volontari stanno realizzando, offrono momenti di serenità e di sana aggregazione, sottraendo ragazzi e ragazze del quartiere alla strada, spesso “cattiva maestra”».

Fonte: Corriere